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Agile transformation

Il modo di lavorare cambia per affrontare la trasformazione digitale

Agile transformation

Nato ufficialmente nel 2001 come metodologia di gestione dei progetti di sviluppo software, oggi l’Agile si è largamente diffuso cambiando progressivamente di significato e aumentando la sua portata trasformazionale.

È attualmente un punto di riferimento in ambito IT, ma la forza di questa metodologia consiste nella sua versatilità: è infatti applicabile in molti altri settori, anche molto lontani dall’ingegneria del software.

 

In tutti i campi in cui viene applicato, inoltre, l’Agile sta modificando progressivamente le consolidate pratiche di project management introducendo nuovi concetti e approcci orientati alla gestione del cambiamento.

Come il mondo che ci circonda, infatti, anche i modelli di gestione aziendale sono in costante cambiamento e, in particolare negli ultimi 30 anni, si ritrovano a fare i conti con la cosiddetta “trasformazione digitale”.

Le metodologie agili si sviluppano e si diffondono proprio per fornire supporto al management e alle organizzazioni nell’affrontare questa sfida.

 

In contesti così complessi, caratterizzati da improvvisi ed imprevisti cambiamenti, la modalità tradizionale di gestire i progetti IT (il modello waterfall) incontra enormi limiti perché può funzionare solo quando le specifiche sono molto chiare e il contesto non varia. In altre parole: quando il tasso di innovazione è molto contenuto.

Tutto ciò è molto lontano dalla realtà e infatti un report (Chaos report) ci dimostra come fino al 2001, ovvero prima della nascita e diffusione delle metodologie agili, solo il 28% dei progetti IT rappresentava un successo per l’azienda e cioè finiva entro i limiti di budget e tempo prefissati.

 

L’equazione sembra quindi facilmente deducibile e scontata: progetto sviluppato con metodologia agile = successo.

In realtà, anche gestire un progetto software con le metodologie agili all’interno di un contesto aziendale che ragiona in maniera tradizionale è estremamente limitante e porta a vantaggi molto ridotti, di natura perlopiù locale e tattica.

Per questo motivo, l’Agile si è pian piano fatto strada nelle aziende andando ad interessare tutte le attività connesse alla realizzazione di progetti di trasformazione digitale e diventando non solo un modo di sviluppare applicazioni, ma un modo di gestire a livello complessivo il percorso di trasformazione digitale di un’azienda.

 

Se si vuole fare Agile bisogna quindi farlo “a tutto tondo”.

Lo ha detto bene Steve Denning in un articolo su Forbes del gennaio 2018: “Agile is eating the world”.

Le aziende che adottano, anche senza chiamarli in questo modo, i principi dell’Agile sono quelle che vincono la sfida competitiva del mercato e che stanno avendo sempre più successo.

 

Ma a cosa è dovuto tutto questo successo?

I vantaggi arrecati dall’adozione del mindset agile non rimangono circoscritti alla buona riuscita dei progetti, bensì riguardano anche il benessere delle persone che vi sono coinvolte.

La loro interazione e partecipazione attiva nelle strategie aziendali, requisito fondamentale dell’Agile non solamente in fase di transizione, produce una trasformazione nella modalità di gestione dei progetti favorendo un approccio bottom-up.

Il team, sentendosi responsabile del rilascio di ogni incremento di prodotto e facendo propri gli interessi del progetto, si autogoverna recependo i compiti in autonomia per offrire la massima efficienza.

Questo modello organizzativo è chiamato PULL e, a differenza del PUSH, non prevede una figura preposta all'assegnazione di compiti (o task).

 

Ciò che realmente crea valore oggi è quindi proprio il circolo virtuoso che si instaura grazie all’introduzione delle metodologie agili all’interno di un contesto aziendale in grado di accoglierle.

Come abbiamo già detto, ciò contribuisce a creare un clima collaborativo e proattivo, nonché le giuste dinamiche di squadra con le quali è possibile accelerare il raggiungimento dei risultati.

Questo può essere riassunto in quattro semplici passaggi: