VR-emoji: il futuro delle emozioni nelle nostre mani
Zuckerberg presenta le VR-emoji, avatar per la realtà virtuale che simulano le emozioni grazie a gesti delle mani
Nelle nostre interazioni quotidiane con il web, le emoji (anche chiamate emoticon e inizialmente note come smiley) sono tra i segni più usati. Le “faccine” hanno fatto parecchia strada dalla loro nascita, il l 19 settembre 1982, quando l’informatico statunitense Scott Fahlman le utilizzò in un documento pubblicato su un BBS dell'università Carnegie Mellon, per indicare tristezza o gioia – in particolare rivolto alle manifestazioni giocose.
Nel corso degli anni abbiamo visto nascere anche gli avatar, dei veri e propri alter ego virtuali di noi stessi, che abbiamo usato principalmente a scopo ludico, divertendoci a creare un personaggio simile a noi che interagisse in un mondo fittizio. Ne sono un esempio Second Life – poi rivelatosi un flop – e numerose saghe di videogiochi, tra cui The Sims.
Ormai siamo arrivati alla realtà virtuale, ma le emoticon non ci abbandonano, anche se si sono evolute a propria volta. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, all’evento Oculus Connect 3, ha mostrato la demo di Santa Cruz, nuovo device per la realtà virtuale. Insieme ad esso, ha inoltre avanzato l’idea che il nostro avatar avrà la possibilità di mostrare diverse emozioni, collegate a specifici gesti. Siete arrabbiati? Agitate il pugno e il vostro alter ego virtuale si arrabbierà quanto voi.
Le emoji classiche non sarebbero sufficientemente espressive per rendere con completezza le emozioni al di là di uno schermo. Dopotutto, a chi non è capitato di pensare che un’icona che piange non dia minimamente l’idea della vera tristezza? Inoltre, i simboli statici che abbiamo utilizzato finora non permettono di includere nella comunicazione delle variabili non verbali importanti, come ad esempio il tono di voce, l’enfasi o la fisicità dell’emozione stessa. Sono anche possibili equivoci, come ad esempio uno citato da Michael Booth, a capo della VR di Facebook: come fare a capire se un “Oh my!” (traducibile approssimativamente con “Oh mio Dio”, “Accidenti”) indichi sgomento e paura oppure gioia ed eccitazione, se avulso dal contesto oppure fraintendibile?
Queste emoji saranno chiamate VR-emoji e la tecnologia usata è quella dell’hand tracking technology, tecnologia che permette di riprodurre su uno schermo i movimenti delle mani – collegando poi a ciascuno di essi una specifica espressione facciale. I nostri movimenti, quindi, potranno guidare con precisione le emozioni del nostro alter ego virtuale, senza dover più dipendere da mouse e faccine gialle che, a volte, hanno il potere di creare parecchia confusione. L’utilizzo delle mani e non delle espressioni facciali dell’utente è giustificato dall’incapacità dei visori attualmente in commercio di leggere i movimenti del volto.
Secondo Michael Booth, gli avatar hanno la possibilità di manifestare emozioni come il sorriso, la confusione, lo scetticismo e anche un atteggiamento d’ascolto. Questo renderebbe molto più semplice l’interazione e sarebbe più facile per le persone comunicare cosa sentono davvero.
Secondo Zuckerberg, inserire nella nostra comunicazione questa possibilità apre nuove porte all’immersione e all’espressione sociale nel mondo del VR. L’avatar sarà sempre più personalizzato, per far sì che sia riconoscibile al primo impatto da chi conosce il suo “proprietario”, grazie alle cuffie VR.
Photo credit: Denise P.S. via Foter.com / CC BY-ND