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Design thinking

Che cos’è e perché è così popolare

Design thinking

“Il Design Thinking è un processo iterativo con cui cerchiamo di capire l'utente, sfidare ipotesi e ridefinire i problemi nel tentativo di identificare strategie e soluzioni alternative che potrebbero non essere immediatamente evidenti con il nostro livello iniziale di comprensione [...]" (Interaction Design)

 

Nato negli Stati Uniti, come si può facilmente dedurre dal nome, il Design thinking (DT) circola da diverso tempo anche nel nostro Paese.

Tuttavia, in Italia è ancora una metodologia poco conosciuta, nonostante sempre più imprese (soprattutto quelle di grandi dimensioni) comincino a guardarlo con interesse e ad usarlo per risolvere problemi aziendali interni.

 

Il Design thinking è infatti proprio un approccio di problem solving che è stato codificato per la prima volta attorno agli anni 2000 dall’Università di Stanford, California.

Negli ultimi anni il concetto si è poi spostato verso l’innovazione di prodotti e servizi e in quest’ottica il DT si configura come modello progettuale volta alla risoluzione di problemi complessi attraverso visione e gestione creative.

In parole povere: si tratta di una metodologia che può essere utilizzata per elaborare ogni questione che necessiti di una soluzione, soprattutto a livello aziendale.

Vediamo come funziona.

 

Essendo un approccio centrato sulle persone e basato sull’abilità di integrare capacità analitiche con attitudini creative, per metterlo in pratica è indispensabile disporre di un team altamente eterogeneo.

È infatti proprio l’eterogeneità il suo punto di forza: partendo da una divergenza forte, il team grazie al DT trova risposta al problema aziendale che è stato posto.

 

Attraverso un processo di cinque diverse fasi in cui il cuore della questione non sta solo nell’indagare il bisogno delle persone per cui stiamo progettando, ma soprattutto nell’elaborare soluzioni che possano essere facilmente implementate e verificate iterativamente in breve tempo, si ottiene quindi un risultato che sia utilizzabile e sensato per chi l’ha commissionato e che appartenga a tutto il team di progettazione.

 

Le fasi del DT si possono riassumere come segue:

 

A questo punto, resta da chiedersi come mai il DT sia diventato così popolare o, meglio, quale sia quella sua caratteristica che lo rende appetibile per le imprese.

Questa caratteristica è la versatilità, ovvero il fatto che lo si possa applicare a moltissimi campi: dall’ideazione di una startup, alla ridefinizione di processi aziendali fino alla creazione di un prodotto fisico o di un servizio.

Uscito dagli studi di design, questo approccio sta infatti permeando vari settori, in particolar modo la trasformazione digitale, la progettazione di software e interfacce, e la consulenza direzionale.

Non sorprende, quindi, che proprio le agenzie di consulenza risultino ad oggi essere in uno stadio più avanzato di sperimentazione del modello.